domenica 29 maggio 2011

Textile

Come già vi ho annunciato in un post precedente, una delle mie grandi passioni è l'architettura tessile.
Il fascino che trovo in questa declinazione dell'architettura deriva dall'apparente leggerezza che i volumi acquistano quando vengono delicatamante avvolti dai "tessuti". Si potrebbe cominciare un discorso lunghissimo sulla decorazione delle architetture o sull'ornamento e delitto..
L'artista Christo e la moglie Jeanne Claude ne hanno fatto arte. L'esempio più ecclatante fu la copertura del Reichstag a Berlino nel 1995.
Ritengo Christo l'artista più importante della cosiddetta Land Art e (scusate la digressione) auspico che riesca veramente a portare a compimento la sua ultima fatica Over the river.
Ma io non sto parlando di decorare, di ricoprire, di celare; quello che intendo è l'involucro stesso costituito da "tessuti" che assumono pieghe, vengono mossi dal vento e al tempo stesso permettono l'apertura, la permeabilità della luce o dello sguardo,  la scoperta del volume interno.
Un esempio più che affascinante è la Curtain Wall House di Shigeru Ban.
L'intento è stato quello di usare un tipico elemento giapponese che è la parete mobile che suddivide la casa e di reinterpretarlo per aprire o chiudere il volume; aprire la casa verso l'esterno o proteggerla dagli sguardi indiscreti o dagli eventi atmosferici.
Un altro esempio recentissiomo è la Aichinger House dello studio Hertl Architekten. La casa è frutto di un recupero di un edificio precedente. In questo caso, per stessa ammissione dello studio, le tende sono divenute un elemento decorativo.
 Ma lasciatemelo dire: bravissimi. Oggi troppo spesso il risvestimento è divenuto sintomo di stile architettonico. A volte abusato a mio avviso. La soluzione della tenda come rivestimento è, a mio avviso, molto azzeccata e accattivante. Trovo magnifico anche il sistema di apertura in corrispondenza delle finestre.

 Il volume quindi diventa morbido, leggero e mutevole a seconda delle necessità dell'utente.
E poi vi sono i padiglioni itineranti. Spesso la necessità di contenere gente o merce richiede spazi chiusi facilmente trasportabili e veloci da installare e smontare. Sempre più spesso la soluzione è usare tessuti e membrane. Un esempio estremo è dei raumlabor con il loro SPACE BUSTER che dopo aver esordito a New York è stato anche spazio per conferenze a Venezia alla scorsa biennale di architettura.
Ma è anche il caso del più complesso teatro all'aperto TUBALOON dello studio norvegese SnØhetta Architecture. Si tratta di una tensostruttura con una membraba pneumatica progettata per il Festival Jazz di Kongsberg.
 Quì l'architettura diviene quasi scultura, infatti lo stesso architetto definisce quest'opera una installazione. Ma il fatto che questa costruzione di acciaio e membrana tessile assolva alla richiesta di essere un contenitore temporaneo per eventi con pubblico ed essere oltre che spettacolare anche veloce da montare e smontare la colloca a mio avviso come un importante esempio di architettura tessile.

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